Il progetto
- Categoria: 2014/2015
Come ogni anno, a metà percorso tiriamo le fila e 'diamo i numeri' relativi alla nostra scuola. Ecco i risultati:
A settembre abbiamo ricevuto 113 nuove iscrizioni, che si assommano alle 45 riconferme di allieve che avevano frequentato lo scorso anno scolastico.
Abbiamo accolto 122 signore, dovendo rifiutarne 30 per mancanza di spazio per i bambini. Delle signore inserite nelle classi attualmente frequentano con regolarità 86.
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Questa colomba nasce per dire che essere immigrato non significa essere un terrorista. Sembra ovvio, ma non lo è.
ln ITAMA ne abbiamo parlato, dopo la violenza di Parigi la xenofobia dilaga. Le allieve musulmane sono doppiamente offese: la loro religione è stravolta dai terroristi, e chi non conosce il vero Islam le guarda con diffidenza.
Qui trovate il file: stampatelo, diffondetelo, esponetelo se siete d'accordo.
Leggi la storia della colomba e guarda le nostre foto con la colomba della pace
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Una filastrocca per riflettere
Il cammello e il dromedario (Gianni Rodari)
Una volta un dromedario, incontrando un cammello gli disse:
"Ti compiango, carissimo fratello, saresti un dromedario magnifico
anche tu, se solo non avessi quella brutta gobba in più".
Il cammello rispose: " Mi hai rubato la parola, è una sfortuna
per te avere una gobba sola. Ti manca poco ad essere
un cammello perfetto: la natura con te ha sbagliato per difetto".
La bizzarra querela durò un mattino. In un canto ad ascoltare
stava un vecchio beduino e tra sé intanto pensava:
"Poveretti tutti e due. Ognuno trova belle soltanto
le gobbe sue. Così, spesso ragiona al mondo tanta gente
che trova sbagliato ciò che è solo differente".
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I terroristi vogliono seminare il terrore e la migliore risposta al terrore è la civiltà.
Ne abbiamo parlato in classe, abbiamo ascoltato le nostre allieve musulmane che non si riconoscono nel pseudo islamismo dei terroristi, che affermano la differenza fra la loro religione e questo fanatismo violento.
Ne abbiamo parlato fra volontarie: come creare uno strumento che affermasse che non è vero che Isis/AlQuaeda=musulmano=arabo=immigrato. Perchè c'è chi cavalca la paura per trasformarla in xenofobia, chi suggerisce che ogni musulmano sia un potenziale terrorista, e che basti parlare l'arabo per essere un fanatico, e che in fondo tutti gli immigrati sono pericolosi. Noi invece volevamo uno strumento per dare un messaggio di pace, un segno di quella civiltà che ci permette di aver fiducia gli uni negli altri. Perchè è la civiltà che ci permette di vivere insieme, ed è l'unica arma contro il terrorismo.
Abbiamo trovato un'immagine che ci ha fatto innamorare: è una colomba disegnata con i caratteri arabi della parola pace. Ne abbiamo fatto un foglio (ma può diventare una bandiera, una maglietta, un adesivo) che speriamo sia adottato da chi vuole schierarsi per la civiltà, da chi rigetta la violenza, da chi vuole superare la paura con i legami fra persone.
Lo regaliamo a chi vuole farlo suo: speriamo di vederlo nelle vetrine, alle finestre, nelle automobili. Ci piacerebbe che le strade del nostro quartiere, soprattutto lì dove tanti immigrati abitano, fossero popolate da queste colombe. Sarebbe bello vederlo sulle bancarelle al mercato, distribuito nelle scuole ma anche negli studi medici e negli uffici. Lo regaliamo a chi lo vuole diffondere.
Ci piacerebbe, insomma, che il quartiere San Siro offrisse un nido a tante, tantissime colombe della pace. Forse è un'utopia, ma forse no, forse i nidi di questa colomba possono moltiplicarsi anche altrove. In fondo basta iniziare.
Se anche tu credi che una società con tante culture sia una ricchezza, fai volare la colomba: scarica, condividi, diffondi, esponila.
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- Guarda la galleria delle nostre allieve
- le nostre allieve per il confronto continuo e la loro fiducia
- Hassan Massoudy che contattato via internet ci ha immediatamente autorizzato a usare la sua calligraphie Peace
- Laura Vernocchi per il supporto grafico, creativo, fotografico
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Oggi in classe Blu eravamo in pochissime: Susanna ed io con 4 alunne, giovani donne musulmane, donne volenterose che parlano e capiscono l'italiano ancora con qualche difficoltà.
Non sapevamo se parlare o no di quanto sta accadendo in Francia. Eravamo titubanti. Alla fine ci abbiamo provato. L'argomento ha suscitato interesse. Il vocabolario delle signore è ancora piuttosto limitato, non è facile parlare di argomenti così complessi e delicati. Ma ci siamo intese, come sempre.
Tutte insistevano nel dire che questi attentatori non sono musulmani, che loro li condannano, che questa non è la loro religione e neanche quella dei loro mariti, dei loro figli e dei loro famigliari. E non lo facevano per compiacere noi insegnanti, ve lo assicuro. Quando vogliono sostenere le loro idee, lo fanno con forza, con le poche parole che conoscono sanno bene come farci capire che cosa pensano. Per fortuna, loro e nostra.
Essendo in poche ed essendosi creato questo clima di intimità, abbiamo pensato di andare insieme al bar vicino alla scuola a prendere un caffè tra amiche.
Tornate in classe, io, Susanna e Sayeda abbiamo preparato due fogli. Su uno abbiamo scritto "NOT IN OUR NAME" e sull'altro Sayeda ha scritto la traduzione in arabo.
Ora sono affissi sulla porta della classe Blu di ITAMA:
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Arrivo presto al Centro San Fedele e i posti liberi sono tanti, ma i ragazzi sono già lì seduti in prima fila. Scoprirò poi che sono studenti con le loro insegnanti, rigorosamente sulla sinistra quelli delle elementari e sulla fila di destra quelli delle superiori.
Si dà inizio al seminario “Alla stessa tavola” organizzato dal centro COME per festeggiare i vent’anni della sua fondazione.
Scopro con immenso piacere che COME non è un acronimo né una sigla ma semplicemente l’avverbio che significa in quale modo. Già COME riuscire a comunicare?, COME facilitare l’inserimento?, COME dare una mano agli immigrati? E’ proprio talmente semplice che abituati come siamo a complicarci la vita non ci avevo pensato!
Dopo una breve introduzione salgono sul palco 5 bambini con la maestra per raccontarci una fiaba. Hanno dieci anni e sono di tre diverse classi quinte. Vengono da Filippine, Ecuador, Cina. Sono in Italia da neanche un anno.
Siccome si parla di cibo, la storia racconta di altrettanti animali che vogliono raggiungere la luna per assaggiarla, ognuno certo che abbia il sapore del suo cibo preferito. Ogni bambina e bambino interpreta la propria parte benissimo, senza accenti linguistici particolari, sembra che l’italiano sia la loro madrelingua. Sono deliziosi.
Più avanti saranno sul palco gli studenti delle superiori - diciassettenni anche loro in Italia da circa un anno – che ci racconteranno le ricette del loro paese, ricette speciali come il seco di pollo dell’Ecuador, che la nonna preparava sempre quando c’era una ricorrenza particolare, e anche qui ogni tanto la mamma lo cucina, e gli spaghetti alla filippina, preparati con la carne trita e i wurstel con una bella aggiunta di coriandolo.
Scopriamo poi anche gli aneddoti e i modi di dire legati al cibo, come “salvare capra e cavoli” – la conoscete la storia del barcaiolo che va da una riva all’altra? –
Tra gli ospiti ci sono anche le M’ama food – rifugiate politiche specializzate nel catering – che ci hanno portato le loro ricette, una dal Togo e una dal Senegal.
Ho trovato assolutamente divertente la senegalese, che per spiegarci la sua ricetta è arrivata con un bel cestino che conteneva il peperone, la melanzana, la zucchina, l’aglio, il riso basmati e mentre ci raccontava ci mostrava gli ingredienti, esattamente come facciamo noi a scuola con le principianti, ci presentiamo con le mele, le noci, le caramelle per dare alle parole la massima tangibilità e infatti così se ne ricordano e imparano.
Anche noi pensiamo ogni giorno a COME insegnare l’italiano alle nostre mamme, in modo divertente per loro e anche per noi e credo proprio che ci riusciamo.
Alla fine ci hanno preparato un bel buffet, con panini, tramezzini e salatini. Io ho bevuto solo un caffé perché in realtà avevo voglia di falafel, couscous, seco di pollo…
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Domenica 14 Dicembre 2014 nelle pagine di La Repubblica Milano c'è un articolo a firma di Benedetta Guerriero su ITAMA italianopermamme !
Speriamo che a questa notorietà ci porti nuove volontarie e magari faccia nascere un'altra scuola di italiano da qualche altra parte.
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Lunedì 24 novembre il TG1 ha parlato della scuola che ci ospita: c'è anche qualche fotogramma delle nostre lezioni (il servizio parte al minuto 30.30)