Oggi è stato il primo giorno di scuola per le 87 signore neo iscritte alla nostra scuola di italiano. Come tutti gli anni è stato un po' caotico, soprattutto a causa dell'enorme differenza fra il numero dei bambini iscritti allo spazio bimbi e il numero dei posti disponibili. Ogni anno è uno strazio: i bambini presi sono pochissimi e sono più di 30 signore che non potranno seguire i corsi perchè non sanno a chi lasciare i loro bambini per venire a lezione.
Per me è proprio un fallimento: perchè sarebbe bellissimo che le madri imparassero a parlare l'italiano insieme ai loro bambini. Sarebbe più giusto, perchè quando quei bimbi andranno a scuola impareranno la nostra lingua meglio delle loro madri e quindi si creerà la prima frattura fra il mondo familiare e la società in cui quella famiglia vive.
Per le madri sarà più difficile mantenere l'autorevolezza e la credibilità su cui si fonda il ruolo genitoriale.Spesso si troveranno a dover chiedere ai loro figli il significato di una cultura che non è quella che conoscono. Il percorso del genitore e del bambino diventa molto più difficile.
Ogni anno noi volontarie ci chiediamo se non sarebbe meglio aprire una classe in meno e uno spazio bimbi in più. Ma mutileremmo l'offerta formativa e comunque non riusciremmo a risolvere il problema, che è molto più grande di noi.
A Milano non solo i nidi ma anche le scuole di infanzia hanno liste di attesa lunghe: ci sono tantissimi bambini che ne sono esclusi, privati di un momento di crescita importante, e tantissime madri che devono rinunciare completamente alla loro libertà. E' grave per le famiglie italiane, ma forse è ancora più grave per chi perde anni preziosi per la propria integrazione.
Non ho una soluzione per tutti. Per aiutare le signore straniere però non si può contare solo sul volontariato: basterebbe arricchire il servizio del Tempo per le famiglie con degli insegnanti di italiano e dei mediatori culturali, e magari offrirlo anche all'interno delle scuole.